Misuratore d'antenna a ponte di rumore, con toroide
di IZ1TQI Aldo "de Roderigo" - RCT #030
L'argomento:
Confesso
che nella fase "pensante" non avrei mai immaginato i risultati
ottenuti, infatti m'ero accinto, tiepidamente, alla ricerca di un
sistema, di portata economica, ma efficiente, per effettuare
misurazioni d'impedenza di antenna, che non fosse il solito ponte di
Wheatstone a resistenze, adattato per radiofrequenza, il quale presenta
non pochi punti deboli, e complicazioni: necessità di bassissime
potenze, o resistenze di alto wattaggio, necessità di un oscillatore
modulato etc..., quando, ecco, mi sono imbattuto in un progetto di
Vittorio Carboni: I6 DVX, apparso nel lontano Settembre 1982 su
Radio Rivista (pubblicazione dell'ARI di Milano): vedi Pdf della
rivista:
http://www.i6dvx.it/filedown.php?nome=1982-09RR&est=.PDF&ind=4),
che già prendeva spunto bibliografico da YA1GJM: (Gennaio 1973:
http://www.km5z.us/hamradiomag/listauthor.php?Author=YA1GJM), ripreso e descritto su RKE nel Novembre 1985 da IZ7DJR.
Lo realizza
ancora, in maniera egregia, IW0BZD Giuseppe Accardo, all'indirizzo:
http://www.qsl.net/iw0bzd/NOISE_BRIDGE.htm, che dichiara come fonte
Nino Paglialonga, il già citato IZ7DJR, del quale è visibile il
pregevole elaborato all'indirizzo http://www.qsl.net/iz7djr/nb.htm.
Anche altri: IZ8EWD, Gianfranco; I4BBO, Valentino Barbi; IK0VVG, Angelo Protopapa hanno trattato degnamente l'argomento...
"ed io fui ottavo tra cotanto senno"
Il
vantaggio consiste nel semplice collegamento, al marchingegno,
dell'antenna e del ricevitore, sintonizzato sulla frequenza desiderata,
niente altro: niente oscillatore modulato, niente trasmettitore, niente
ros-metro. Possibilità di spaziare dalle medie alle HF, stimerei fino a
30-40 MHz, se il toroide lo consente. Es.
toroide tre lati verde e uno bianco oppure toroide tre lati nero e uno
grigio, toroide tutto nero. Non usate toroidi per frequenze sotto i
50-100 MHz, pena il decadimento dell'ampiezza della RF iniettata sul
ponte di misura.
I migliori risultati li ho ottenuti con il
toroide a tre lati verde e uno bianco, che arriva fino ai 200 MHz. Il
collaudo è stato effettuato fino a 30 MHz.
In linea teorica i
transistors 2N2222 hanno una frequenza di taglio di 300 MHz, ma quello
che è in dubbio è la banda di rumore emessa dai comuni zener.
Potrete
ampliare la banda usando, al posto dello zener, un transistor ad alta
fT e con polarizzazione inversa base-emittore, al che potrete
tralasciare, se volete, la parte racchiusa nel rettangolo, altrimenti
non riuscirete a far deflettere lo s-meter fino allo zero e rimarrete
attorno al S2, infatti avrete un'ampiezza maggiore di rumore.
Nel
caso quindi usaste un transistor, collegherete l'emittore di un NPN sul
catodo dello zener e la base a massa, viceversa se il transistor sarà
PNP, naturalmente eliminando lo zener.
GENERATORE a ponte di rumore per antenne
Usando i soliti ponti resistivi di Wheatstone adattati per alta frequenza, tuttavia non saprete se l'impedenza
della vostra antenna è ad eccesso di reattanza capacitiva o induttiva.
Sulla carta di Smith, avrete notato, che i suddetti parametri sono richiesti, anche se non sono tassativi.
Con il seguente circuito sarà possibile:
Il circuito di principio è rimasto sempre lo stesso da allora,
con poche varianti sulla catena di amplificazione: un NE555, in
configurazione di oscillatore astabile (duty cicle 50%), polarizza un
migliaio di volte al secondo, un diodo zener (il vero e proprio
generatore di rumore) generando dei treni d'onda, applicati da un
avvolgimento primario ad altri due avvolgimenti perfettamente identici
e bilanciati, su di un toroide.
Il pregio di questo tipo di
misuratore consiste nell'uso del rumore, dovuto al moto Browniano delle
molecole nei semiconduttori, la cui caratteristica è quella
di spazzolare, con la stessa ampiezza di segnale, tutte le
frequenze sinusoidali generate: dalle basse, alle medie, alle HF
(secondo la trasformata di Fourier), surrogando limitatamente ai casi descritti, in maniera più che
decorosa, strumenti ben più costosi e complessi.
Due
degli avvolgimenti sono i rami di un ponte, di cui uno è bilanciato da
un potenziometro in parallelo ad una capacità variabile e l'altro dalla
reattanza d'antenna in parallelo ad una capacità nota.
La condizione d'equilibrio è che la resistenza, del potenziometro,
sia uguale alla resistenza di radiazione d'antenna e che la reattanza capacitiva in
parallelo alla resistenza del potenziometro, sia uguale alla reattanza
capacitiva del condensatore in parallelo all'antenna, sommata
algebricamente alla reattività propria dell'antenna, dovuta alla Xc o alla
XL di antenna.
L'artificio consiste quindi nel porre in parallelo
all'antenna una capacità nota che chiamiamo Cnoto e in parallelo al
potenziometro una capacità variabile che chiamiamo Cvar
che, in ultima analisi, rappresenterà la capacità totale vista dal
circuito Ctot o, se volete la Xtot dell'antenna espressa in termini
capacitivi.
Un pizzico di teoria elementare sul funzionamento
Come al solito una
digressione con intento teorico-elementare, quanto più semplice, che
spero alla portata di chiunque abbia un'infarinatura matematica media.
Chi non fosse interessato alla lunga, arzigogolata, prolissa e noiosa
dissertazione può saltare direttamente, senza nulla perdere, a "Considerazioni"
Trattandosi
di apparecchio che usa l'artificio del condensatore addizionale per
effettuare le misure, vediamo il comportamento di un'antenna ragionando
solo dal punto di vista della reattanza capacitiva, tenendo conto che
lo stesso identico discorso varrebbe per la sola reattanza induttiva,
con inversione di valori negativi con positivi.
Partendo dalla constatazione che un'antenna si comporta come un circuito L C in serie in cui convenzionalmente
Xtot = XL - XC
rovesceremo per un attimo il discorso e ragioneremo come se Xtot = XC - XL : infatti, dovendo per nostra comodità ragionare in termini e in confronti di sole capacità, osserveremo che alla
frequenza di risonanza: Xc =
XL quindi Xc - XL =
0, e allora è lecito anche scrivere Xtot = XC - XL
al
di fuori della f di risonanza:
o Xc >
XL per cui Xc - XL > 0, quindi valori di
reattività positivi, cioè > 0 (questa è l'inversione
preannunciata)
o Xc < XL per cui Xc - XL <
0, quindi valori di
reattività negativi, cioè <
0 (questa è l'inversione
preannunciata).
Considerato che la reattività dell'antenna tanto per Xc quanto per XL (come dimostrato al punto (4) e
come dice la proprietà transitiva dell'uguaglianza,
essendo
(1) varrà comunque 1 Cioè tanto Xc = 1 quanto XL = 1
2πf
Cant
2πf
Cant
2πf Cant
(2)
preso atto che, per il bilanciamento del ponte: Cnoto +
Cant = Cvar o meglio se preferite XCnoto + Xant = XCvar
onde Cnoto = Cvar -
(Cant)
XCnoto = XCvar - (Xant)
pertanto nel caso Xc - XL < 0 allora XCant è negativo, per cui XCvar - (- XCant) = XCnoto
(2 bis) di conseguenza XCvar = XCnoto + (- XCant) con Cvar < Cnoto e Cvar - Cnoto < 0
invece nel caso Xc - XL > 0 allora XCant è positivo, per cui XCvar - (+ XCant) = XCnoto
(2 ter) di conseguenza XCvar = XCnoto + (+ XCant) con Cvar > Cnoto e Cvar - Cnoto > 0
ricavata Cant da entrambe
le eguaglianze al punto (1) e sostituita da
Cvar - Cnoto
avremo Cvar - Cnoto
= 1 > 0 vedi (2 ter) valori positivi
2πf
Xc
oppure Cvar - Cnoto
= 1 < 0 vedi (2 bis) valori negativi
2πf XL
Insomma sia la reattanza capacitiva sia induttiva, comunque, al dispositivo, appariranno indistintamente agire su Cant (ossia Ctot) o aumentandolo o diminuendolo.
Stabilito quindi come ricavare la reattività dell'antenna, a seconda del valore di Cvar,
(3) calcoleremo Xc =
1 con Xc - XL > 0
2πf (Cvar -(Cnoto))
dovrà anche essere Cvar > Cnoto ( vedi 2 ter)
(4) Invece per
la XL =
2πfL
essendo f = 1
2π√LC
avremo
L = 1 e, per sostituzione nella (4) XL = 2πf * 1
4π²f²C
4π²f²C
semplificando XL = 1
ed essendo (punto (2)) Cnoto = Cvar -
(Cant)
2πf Cant
allora
XL =
1 con Xc - XL < 0
2πf (Cvar -(Cnoto))
dovrà anche essere Cvar < Cnoto (vedi 2 bis)
Considerazioni:
Rovesciare il ragionamento Xtot = XL - XC in Xtot = Xc - XL è
stato utile, volendo porre come punto di zero (della scala di Cvar) il
valore Cnoto (più eventuali capacità parassite del circuito) e dovendo
stabilire come valori positivi quelli > Cnoto e
negativi quelli < Cnoto, del resto abbiamo
ugualmente rilevato con l'apparecchio che: se l'antenna presenta Cvar
> Cnoto la reattività, vista dell'apparecchio, è capacitiva (antenna
corta) se Cvar < Cnoto la reattività è induttiva (antenna
lunga), in accordo, in ultima analisi, con la formula
convenzionale Xtot = XL - XC, o se
l'antenna risuona perfettamente, comportandosi come un carico resistivo
puro: Cvar = Cnoto che rappresenta lo zero della scala.
Per estensione:
alle frequenze più alte, rispetto alla f di risonanza, l'antenna, per
l'apparecchio, presenterà reattanza induttiva, a frequenza più basse
reattanza capacitiva.
Concludendo,
l'apparecchio è in grado di stabilire l'impedenza di qualsiasi antenna HF,
se compresa tra 5 e 100 ohm, indicandone l'eventuale rattività. Resta
salva la possibilità di estendere la misura fino a 300 ohm.
La taratura:
Approntate
due scale circolari su cartoncino, applicatene una per il potenziometro
e una per il Cvar e dotate questi ultimi di manopola con indice;
segnate gli estremi di rotazione di entrambi i comandi sulle scale; per
il potenziometro potrete già segnare i valori resistivi, rilevati col
tester, di cinque ohm in cinque ohm, mettendo in rilievo i valori di
32, 50, 75 ohm; lasciate vuota, per ora, quella del Cvar.
Collegata
la relativa uscita dello strumento al ricevitore, collegate l'altra al
un carico fittizio noto (di 50 ohm , ad esempio, il wattaggio può essere bassissimo).
Acceso lo strumento portatevi su di una frequenza della banda dei 3,5 o
7MHz; lo s-meter dovrebbe salire oltre S9. Agendo prima sul
potenziometro dovreste vedere un netto dip, agendo poi sul condensatore
variabile il dip dovrebbe aumentare o anche viceversa.
Proseguirete
ripetendo più volte, pazientemente, la manovra, cercando di far
deflettere quanto più possibile l'ago dello s-meter. Alla massima
deflessione segnate il valore del carico fittizio, che comunque deve
corrispondere al valore del potenziometro (misurato tra un estremo e la
posizione del cursore), inoltre segnate la posizione assunta
dall'indice del Cvar come il punto zero per la scala del condensatore
variabile.
Verificate, con buona approssimazione, che gli stessi
punti si ripresentino con lo stesso carico per valori di frequenza di
27-30MHz. Se ciò non avviene cercate di agire sulla lunghezza dei
collegamenti che vanno al bocchettone d'antenna e su quelli che vanno
al Cvar e al potenziometro, in modo da ottenere gli stessi punti
a 3,5MHz e 27-30MHz. Verificate, anche, con altri carichi il punto zero
del Cvar che dovrebbe, sensibilmente, non mutare e considerate
ottenuto definitivamente il valore zero, sulla scala del Cvar.
Se,
per curiosità, avrete usato come carichi fittizi 32, 50, 75, 100 ohm, essendo lineare la
scala, vedrete che corrisponderanno alla resistenza propria del
potenziometro.
Sulla scala invece del Cvar potrete segnare
semplicemente lo zero Cvar = Cnoto (più eventuali tolleranza o capacità parassite) ed il quadrante negativo (valori minori di Cnoto) e
quello positivo (valori maggiori di Cnoto );
se altrimenti vorrete conoscerne esattamente il valore
numerico capacitivo (cosa che vi consentirà una pià larga utilizzazione
dello strumento), scollegate il Cvar dal circuito e, con l'aiuto di un
capacimetro, segnate i valori reali a sinistra e a destra dello zero
come positivi o negativi.
Ora mi
spiego meglio (vedi Figura 3 bis): se il punto di zero corrisponde al valore di 180 pF (
cioè Cnoto, ossia la capacità in parallelo all'antenna), potrete segnare il valore
di 170 pF come valore -10 pF e il valore 190 pF come valore +10 pF e
così via su tutta la scala. Se lo zero non corrisponde ai 180 pF ciò è
dovuto alle capacità parassite o alla tolleranza del condensatore in
parallelo all'antenna, ma non cambia nulla qualsiasi sia il valore
dello zero; rimenendo naturalmente entro i 10-15 pF di scarto rispetto al valore di Cnoto.
A questo punto lo strumento è pronto per
essere usato, considerando i valori positivi Cvar < Cnoto come
reattanza induttiva e i valori negativi Cvar > Cnoto
come reattanza capacitiva.
(Può
essere che a 3,5 MHz ci sia qualche difficoltà d'utilizzazione dello
strumento sia per il livello del segnale di rumore, sia per il
QRM introdotto dalle stazioni ricevute in antenna, sia per il QRN
proprio di questa banda, servirà soltanto un pizzico in più di pazienza).
Note costruttive:
Come
si vede in figura, la parte racchiusa nel rettangolo, può essere
introdotta o meno; può essere introdotta se l'elemento generatore di
rumore sarà un diodo zener, tralasciata se l'elemento sarà un
transistor, comunque nulla di tassativo, è una vostra scelta.
Si
raccomanda molta attenzione nel realizzare i tre avvolgimenti
contemporanei sul toroide, nel senso di curarne attentamente la
simmetria, distribuendo le spire su almeno 3/4 del toroide stesso,
senza accavallamenti.
Ripeto: gli avvolgimenti sul toroide saranno
tre, in contemporanea, di otto-dieci spire (diametro 0,3-05 mm)
distribuite su circa 3/4 del toroide, quello centrale sarà il primario;
gli altri due andranno collegati l'inizio dell'uno con la fine
dell'altro e qui sarà l'ingresso del ricevitore; degli altri due capi,
andranno sull'uno, l'antenna e il C fisso, sull'altro, il variabile e
il potenziometro; le dimensioni del toroide non sono determinanti: io
ne ho usato uno con 10mm diametro interno, 15mm diametro esterno e 5mm
di altezza e un altro di 20mm di diametro interno, 30mm diametro
esterno e 8 di altezza.
I
prototipi sono stati realizzati a tre
stadi e con generatore di rumore a transistor e in alcuni casi è
stato difficile far scendere lo s-meter sotto S2, ma non ce ne può
caler di meno, perchè in massima parte dovuto ai segnali captati
dall'antenna.
Il
Cnoto dovrà essere metà del Cvar, per avere uno zero centrato: se il
variabile sarà da da 360pF o 400pF totali, a doppia sezione come spesso
avviene recuperando dalle vecchie radioline, userete per il Cnoto 180pF
o 200pF rispettivamente. Meglio, naturalmente, se Cvar sarà con demoltiplica, però è tassativo, per la centralità dello zero sulla scala, che sia a variazione lineare da escludere quindi quelli logaritmici.
Anche il potenziometro deve essere lineare e in contenitore tutto plastico, per non falsare la misurazione, altrimenti, se possibile, liberatelo dal cappuccio metallico.
Se
vi interessano valori d'impedenza superiori ai 100 ohm, portate il
potenziometro a 150 - 300 ohm, ma non esagerate perchè, già oltre i 300 ohm, trovereste difficoltà sia di regolazione, onde vi servirebbe una demoltiplica, sia per tracciare la scala del potenziomentro.
Il collegamento al bocchettone dell'antenna,
se il contenitore sarà plastico, può essere anche realizzato con cavetto schermato corto (però introdurrete delle capacità parassite); meglio ancora, se il contenitore sarà
metallico.
Comunque, in entrambi i casi, i collegamenti al variabile e al
potenziometro consiglio siano realizzati con filo nudo argentato da 1 mm anche per i ritorni di massa.
Per l'alimentazione consiglio 9-12 volt con batteria interna ricaricabile e presa sul contenitore per caricabatterie esterno.
Il toroide sia adeguato alla frequenza di almeno 50-100 MHz.
Dell'avvolgimento trifilare,
l'inizio del 1° secondario verrà collegato alla fine del 2° secondario
e collegato, con cavetto schermato, al bocchettone cui andrà il
ricevitore; nel caso di contenitore metallico, saldate al bocchettone solo il filo coassiale.
Il
Cnoto andrà saldato subito sul bocchettone d'antenna; il collegamento
del circuito al bocchettone d'antenna
potrà essere realizzato con corto cavetto schermato (contenitore
plastico), tuttavia consiglierei di evitare, in questo caso, il cavetto
metallico e di unire, con un unico filo argentato, la massa del
circuito, il corpo del variabile e il corpo del bocchettone e di
realizzare i collegamenti dei poli caldi al bocchettone e al varibile
sempre con filo nudo, argentato.
Nel caso di contenitore metallico
il collegamento caldo al pl d'antenna sarà senz'altro in filo nudo,
argentato, il Cnoto andrà posto, come già detto, sul bocchettone
d'antenna, tra coassiale e carcassa, in modo da lasciare che sia il
metallo della scatola a fare da ritorno comune di
massa, le eventuali calze siano collegate solo per un capo al circuito,
pena correnti vaganti incontrollate, cercate inoltre di disporre
il pl d'antenna, il variabile e il potenziometro in modo da poter
essere raggiunti da corti collegamenti, la
carcassa del variabile sia avvitata alla scatola con ottimo
contatto elettrico; del pl d'antenna (ripeto) andrà
collegato solo il coassiale (filo argentato), la carcassa è già
collegata a contatto della scatola.
Insomma, se vi servirete di contenitore
metallico, non duplicate in nessun modo il ritorno di massa, che
dev'essere uno e uno solo, non un anello chiuso.
Le prove vanno
effettuate su di una frequenza libera, infatti i segnali captati
dall'antenna possono ostacolare il tentativo di bilanciamento.
Se
troverete difficoltà a far deflettere l'indice dello s-meter, potrebbe
essere il livello del rumore eccessivo (ve ne accorgerete dallo s-mater
che tende a fondo scala anzicchè rimanere attorno a S9- S9+10 max),
allora eliminate lo stadio, nello schema racchiuso dal riquadro, o
altrimenti usate molta, molta più pazienza nell'agire sul
potenziometro e sul variabile, che, come già detto, sarebbe opportuno fossero demoltiplicati.
Usi particolari:
1) Vi siete costruiti un accordatore multibanda a π
per HF. Ora volete cercare, sulla bobina d'accordo, le prese più
propizie alle singole bande in modo che l'accordatore funzioni nel
miglior modo. Sintonizzerete il ricevitore a centro banda della banda
HF più alta, inserirete il marchingegno (tarato per i 50 ohm di
potenziometro e lo zero per il condensatore variabile), seguito
dall'accordatore da tarare e all'uscita dell'accordatore porrete un
carico fittizio da 50 ohm, oppure l'antenna vera e propria. Spostando
la presa lungo la bobina dell'accordatore dovrete trovare il punto in
cui agendo alternativamente sui condensatori variabili vedrete
deflettere l'ago dello s-meter quanto più possibile.
Tenete conto
che il fattore di merito del vostro accordatore sarà tanto più alto
quanto meno capacità sarà necessaria per far deflettere l'ago dello
s-meter e quindi quanto più sarà alta l'induttanza conferita dalla
presa alla bobina d'accordo. Non esagerate con il fattore di merito
altrimenti stringerete troppo la curva di risonanza e la banda passante dell'accordatore. Lo
stesso procedimento sarà ripetuto con tutte le altre bande. Grazie al
principio di reversibilità dell'antenna, sostituendo il carico fittizio
con l'antenna adatta alla banda scelta, troverete che l'accordatore
farà il suo dovere anche in trasmissione e tutto ciò "a banco" senza aver
disturbato, fino a quel momento, il
trasmettitore.
2) Su pregevole e autorevole suggerimento di IZ1NER, Alberto:
come accordare preventivamente un'antenna qualsiasi ad un Tx, senza rischi per i finali del Tx stesso!
E'
chiaro che "antenna qualsiasi" non va preso eccessivamente alla
lettera: uno spezzone di fil di ferro arrugginito, ma s'intende
un'antenna che presenti, relativamente, un'impedenza molto diversa,
rispetto al Tx, sulla frequenza scelta, come, ad esempio, una
Mantova 1 sui 40m . Lo
scopo consiste nel far vedere all' Rx e, conseguentemente, al Tx ,
l'antenna come carico con Z = 50 ohm puri come l'impedenza
standard degli Rx e Tx .
E'
altrettanto chiaro che questo strumento non interviene e non può
intervenire sul rendimento dell'antenna: una Mantova 1 sui 40 m.,
resterà sempre una Mantova 1 sui 40 m, però il trasmettitore
l'accetterà, senza essere stato messo direttamente a rischio durante le
fasi di accordo.
Tuttavia lo scopo non è quello, più o meno
paradossale, di usare una Mantova 1 sui 40 m., ma quello di farvi
capire come può essere utile l'uso di questo strumento, per apparati
multibanda, nell'accordo dell'antenna relativa, sulla gamma su cui
volete trasmettere, presentando al trasmettitore l'antenna già
accordata.
La procedura:
sintonizzate il ricevitore sulla frequenza interessata e collegategli il dispositivo.
Tra
il marchingegno e l'antenna, interponete un accordatore adatto alla
gamma che state esplorando e predisponete le regolazioni del
marchingegno per i 50 ohm puri, ossia il potenziometro sul valore di 50
ohm e il C variabile sullo zero, insomma come se voleste vedere
l'antenna come un carico resistivo puro di 50 ohm.
Agendo
sull'accordatore e verificando, in corrispettivo, la deflessione
massima dello S-meter, potrete presumere d'aver predisposto l'accordo
preventivo, a una data frequenza, dell'antenna qualsiasi con il
ricevitore, ma in ultima analisi anche col Tx, senza rischi durante
l'operazione.
Togliete il marchingegno, lasciate l'accordatore e siete pronti per passare in trasmissione.
Le
prove effettuate, su tutte le bande HF fino a 30MHz, con il collaudo di
IZ1NER sono andate a buon fine, infatti una volta collegato il Tx, non
è più stato necessario neanche ritoccare l'accordo, pertanto vi
segnaliamo l'apparecchio sicuramente capace di permettervi l'accordo
preventivo con l'antenna, sia preservando il trasmettitore,
all'accensione, da un disadattamento notevole, sia evitando a voi la
febbrile corsa ad agire rapidamente sull'accordatore. .
Il
dispositivo è stato realizzato almeno in tre versioni, collaudato in
prima battuta, a volo d'uccello, dal sottoscritto sui 26-30Mhz, ma
tutt'ora (quasi sei mesi rispetto alla data di realizzazione) affidato
alla competenza di IZ1NER con il quale ho lavorato in stretta
collaborazione sugli sviluppi, sempre positivi, quindi trattasi di
dispositivo non limitato al puro progetto teorico (come tanti se ne
trovano su Internet), ma sicuramente funzionante e ampiamente collaudato. Tengo, inoltre, a
precisare, per i più scettici, che il collaudo è più che attendibile in
quanto è stato effettuato in comparazione con l'MFJ,
posseduto da Alberto, strumento professionale, che potrete vedere
visitando le pagine dedicate alle sue antenne.
Infine mi pregio riportare il commento lusinghiero di IZ1NER: "Per
essere uno strumento che può essere autocostruito e autotarato con
semplici carichi resistivi, è veramente più che dignitoso e preciso".
Lo stesso Alberto se ne serve nelle sue realizzazioni per vedere la
compatibilità delle antenne con la frequenza scelta, prima di
presentarle direttamente al trasmettitore ed effettuare misurazioni
professionali con l'MFJ.
Teorici e non in scala 1:1, invece, sono gli schemi pratici
proposti, in quanto io ho usato ritagli di basette millefori 6 x 5 cm, con
collegamenti a filo da punto a punto.
Non smetterò mai di
raccomandare buone saldature e di raggruppare tutte le masse
appartenenti a ciascuno stadio quanto più vicine possibile tra di loro,
non una qua, una là.
3) Per questo ulteriore uso dovrete prima leggere l'elaborato riguardante le "antenne accorciate".
Infatti con questo apparecchio potrete stabilire, una volta scelta la
lunghezza alla quale volete ridurre l'antenna, la reattanza induttiva
necessaria per costruire la bobina di carico.
Disponete il
ricevitore a centro banda della gamma di frequenza sulla quale state
costruendo l'antenna, collegatelo al misuratore a ponte di rumore e, a quest'ultimo,
collegate l'antenna già accorciata . Disponete il potenziometro
sull'impedenza che vorreste avesse la vostra antenna, poi manovrate il
condensatore variabile fino a far deflettere lo s-meter quanto più
possibile. Se ne avrete tarato correttamente la scala dovreste leggere
direttamente la capacità necessaria per fare risuonare l'antenna
sulla frequenza voluta. Siccome per annullare questa Xc sarà necessaria una reattanza induttiva XL di ugual valore, allora:
Xc = 1 ( C è la capacità letta sullo strumento), una volta calcolato Xc
2πf
C
l'induttanza della bobina di carico, sapendo che XL = Xc sarà:
XL = 2πf
L ed L = XC (L sarà in micro Henry)
2πf
sulle tavole della pagina "Antenne accorciate" cercherete "XL"= XC oppure "a" = "Xc" e potrete
fare sia il confronto sia stabilire anche in quale punto dell'antenna
già accorciata dovrete porre la bobina di compensazione, normalmente alla base.
Lo stesso discorso vale per un'antenna lunga, quindi con eccesso di rettanza induttiva. Se presentiamo al dispositivo un'antenna
calcolata per una certa frequenza e sintonizziamo il ricevitore
diciamo sulla 2° armonica, dopo avere regolato il
condensatore variabile per la massima deflessione dello s-meter,
dovremmo leggere un valore in pF negativo, la cui
rettanza corrisponde all'eccesso di reattanza induttiva. Quindi
caricando l'antenna in predicato con un condensatore del valore letto
sulla scala del nostro strumento, dovrebbe risuonare sulla prima
armonica superiore. Nel senso che un'antenna per i 7,1 MHZ,
caricata con il condensatore il cui valore viene ricavato con il
marchingegno, dovrebbe risuonare sui 14,2 MHz.
Prima di congedarmi, colgo l'occasione per ringraziare e lodare tutti gli
ispiratori e suggeritori succitati, chiedendo venia se me ne fosse
sfuggito qualcun altro. Trattandosi di dispositivo autocostruito molto
raramente citato, nella letteratura elettronica, è forse sottovalutato,
perchè non pienamente compreso nelle sue potenzialità o forse perchè
nella sua semplicità, ma genialità suscità diffidenza ed incredulità.
Le seguenti immagini sono tratte dall'amico IZ1NER, Alberto, le
ritroverete con tutte le spiegazioni del caso, nelle sue pregevoli
realizzazioni.
Buon lavoro a tutti!73 de IZ1TQI Aldo "de Roderigo" - RCT #030rode.rigo@yahoo.itelaborato 25.2.2010 - pubblicato 01.9.2010