ALIMENTATORE SENZA TRASFORMATORE E CON PILA TAMPONE


Elaborazione di CB "Roderigo" - RCT #030 Aldo - 9/03/2010


rode.rigo@yahoo.it


Il presente elaborato è nato dalla constatazione della scarsa e scarna letteratura, in merito, su Internet; tra l'altro o troppo superficiale o troppo complicata. Per correnti modeste, nell'ordine di 100-300mA, è possibile il seguente circuito; dico possibile, solo per questione d'ingombro e di costo dei condensatori. Il circuito viene presentato sinteticamente  con relative formule  ed un esempio concreto.
Al diodo zener, può essere sostituito un riduttore di tensione stabilizzato tipo LM78xx finchè sul catodo di D1 è presente la tensione d'alimentazione, D2 non può condurre e la pila è  mantenuta carica da R2.
Appena viene a mancare la tensione, D2 può condurre e D1 impedisce che la corrente di pila rifluisca sullo zener.

Quindi il caso di "black-out" entra in funzione la pila, che fornirà  9v - 0,7 = 8,3v, a seguito della caduta di tensione su  D2.

UN PO' DI TEORIA

In un condensatore  C , sottoposto a tensione alternata, la corrente di picco (Ip)
sarà    Ip   =  C * Vp
          ω

e la pulsazione è:  ω =       ossia   ω = 2πf
                                    T

allora   Ip * T =   C *Vp  e   Ip =   2 π * C * Vp
              2π                                     T

ossia  Ip = 2πfCVp  ma  Vp = Veff  * √2 

quindi    Ip = 2πf * C * Veff * √2   

La corrente che attraversa il carico (necessariamente uguale alla Ip)  sarà   Vc 
                                                                                                                 Rc
pertanto se    Vc    = 100mA  (poiché desideriamo Vc = 15 V  e  Rc = 150Ω)
                     Rc

allora potremo scrivere   Vc  =  2πf  * C * Veff  * √2   ossia   C=               Vc               
                                      Rc                                                          RC*(2πf *Veff *√2)                                                   

oppure      Ic  =   2πf * C * Veff  * √2      Ic è la corrente di carico  

ossia          C =           Ic                         essendo Vp  = 220 * √2  = 311 V
  
                      2πf * Veff * √2              essendo  Ic = 0,1 A     ed essendo f = 50 Hz, la frequenza di rete
                                      
avremo           0,1 /  (6,28 * 50 * 311)  =   0,1 / 97654  =  1,024 µF.

Tuttavia, volendo trattare l’argomento, anche se in forma più approssimativa, in maniera più pratica ed intuitiva, consiglio di seguire le sottostanti formulette.
R1 serve a limitare la corrente durante la prima fase di carica del condensatore C1,
che inizialmente si comporta come un cortocircuito.

 

L'esempio:
 

Supposti:
I  =  100mA  e  Vz  =  10,4 V
Vpp  =  Veff * √2  =  220 * 1,4142  =  311
(√2 = 1,4142….)
R
= (311 – 10,4) / 0,1 = 3006 Ω

La reattanza capacitiva di Cx fornirà la resistenza  R  di caduta cioè:
Xc = R
f = 50 Hz la frequenza di rete

Cx = 1 / (6,28 * 50 * 3006)  =  1µF circa
Cx = 1µF  400VL 

Per ogni µF aggiuntivo, per ogni Cx otterrete 100mA di corrente in più. In realtà, essendoci un condensatore ad ogni polarità dell’alternata, la VL dei condensatori può essere anche di 250V; non è consigliabile di meno.

Oppure si possono usare due elettrolitici nella seguente maniera …

In ogni caso, personalmente, eviterei tale configurazione, essendo gli elettrolitici soggetti ad invecchiamento e a facili perdite, con conseguenti ebollizioni e… scoppi.

N.B.  Il circuito, pur avendo due condensatori, uno per polarità, pur avendo un raddrizzatore a ponte,

ma essendo tuttavia privo di trasformatore, non si può considerare propriamente isolato dalla rete luce,

quindi  all’occhio!

BUON LAVORO A TUTTI!

Schemi e testi elaborati da CB "Roderigo" - RCT #030
9/3/2010